“Quante iniezioni ho fatto? Meglio che tu non lo sappia” Il dialogo che nel ciclismo non sarebbe tollerato
Non siamo soliti parlare di altri sport e spero ce ne scuserete. Ma parleremo di tennis solo per lanciare un argomento, non per criticare quanto avviene in quello sport, né le persone coinvolte. Ci sarebbero molti altri esempi, ma prenderemo questo perché è il più fresco e importante, per la fama dell’atleta coinvolto, per quello che questo singolo episodio significa anche in relazione stessa alla fama del tennista in questione, ma anche nella storia di uno sport che è segnata da un atleta che ha fatto (e potrà fare ancora) la storia della sua disciplina anche grazie a un aiuto che nel ciclismo non sarebbe consentito.
Quante iniezioni ho fatto durante il torneo? Meglio che tu non lo sappia (Rafa Nadal)
Non parliamo di doping e non vogliamo chiaramente puntare il dito contro un campione che non ha violato alcuna regola, restando ampiamente nei limiti consentiti dal proprio sport. Ma riuscite ad immaginare un dialogo simile nel ciclismo? Sarebbe accettato un corridore che spiega di aver “fatto infiltrazioni di anestetico al nervo in modo da anestetizzare il piede”, con tutti i rischi che questo comporta anche per la sua stessa salute? Nel ciclismo questo non è consentito e anche solo parlare di eventuali medicinali consentiti dal regolamento che hanno aiutato un ciclista porta ad interminabili discussioni etiche e accuse di doping.
“Quello che ha fatto Nadal sarebbe stato impossibile nel ciclismo e trovo che sia normale – spiega in proposito Guillaume Martin a l’Equipe illustrando le sue perplessità pienamente condivisibili – Se uno è malato o infortunato, non corre, non fa alcuna competizione. Mi sembra una questione di buonsenso. Inoltre, i medicinali e ancora di più le infiltrazioni non hanno solamente un effetto curativo, ma può anche aver effetti sulla prestazione o essere utilizzata per migliorare le prestazioni, quindi mi sembra abbastanza al limite. Se un ciclista facesse la stessa cosa, sarebbe vietato. Ma anche se non lo fosse, tutti gli darebbero contro dandogli del dopato perché c’è ormai questo background culturale e questi cliché legati al ciclismo… Mentre invece ci sono persone che esaltano Nadal per la sua capacità di andare oltre il dolore… Passano per eroi perché vanno oltre il dolore, ma in realtà si aiutano con delle sostanze che gli permettono di farlo ed è una cosa veramente al limite”.
Il punto qui ovviamente non è Nadal, né scagliarsi contro il tennis (o qualsiasi altro sport) come sport di dopati. Ma sarebbe logico che alcuni aspetti riguardo la lotta al doping o comunque l’utilizzo dei medicinali siano equiparati tra le discipline. “Il ciclismo ha scelto la linea dura che ci ha permesso di essere visto in modo diverso – commenta il team manager della Ag2r Citroën Vincent Lavenu a FranceTV – Abbiamo fatto la scelta che la salute sia l’aspetto principale da rispettare”. E così dovrebbe essere ovunque. Ed è proprio qui che sta il punto.
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